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La Morra

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Restoration and enhancement

Restauro del campanile delle Chiesa della SS. Annunziata

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Nei primi secoli dopo l'anno 1000 esistevano nel territorio di La Morra due priorati benedettini alle dipendenze del monastero di Castino: si trattava dei priorati di San Martino di Marcenasco (attuale Annunziata) e di San Biagio (collina tra Annunziata e Santa Maria). Il sito di Marcenasco, con castello, pertinenze e un non identificato templum, è citato nel Rigestum Comunis Albe nel giugno 1200, quale luogo alle dipendenze di Alba. Qui sorse quindi il primo nucleo abitativo di La Morra. Ma già nel 1270, come riportato in un altro documento del succitato Rigestum, si scrive di Marcenasci seu Murre, a conferma quindi dell'erezione del villaggio di Murra sulla sommità della collina, villaggio che diventerà comune autonomo di lì a poco. Del priorato di San Biagio si perdono le tracce, quello di San Martino invece nel 1479 cambia abito: dai benedettini passa ai Servi di Maria, che lo terranno fino all'Ottocento. Tutto ciò a seguito della soppressione del monastero di Castino nel 1450, con conseguente rovina dei priorati lamorresi. Ma, come abbiamo visto, quello di San Martino rimane in piedi a seguito della sua riconversione. La costruzione della chiesa del convento di San Martino di Marcenasco risale, in considerazione delle date su esposte, presumibilmente al XIII secolo. La chiesa venne rimaneggiata nel 1684 (pur conservandone l'impianto) ad opera adell'arch. Michelangelo Garove (progettista della Parrocchiale di La Morra) con conseguente costruzione della facciata come appare tuttora con le sue linee barocche. Il campanile e le due absidi (quella principale e quella a levante) rimasero intatte, salvo la costruzione della cuspide innestata sul tetto a quattro falde dello stesso campanile. Si fusero assieme due stili architettonici: quello romanico preesistente e quello barocco del Garove. Purtroppo l'antico chiostro conventuale fu abbattuto a più riprese, l'ultima delle quali avvenne agli inizi degli anni Cinquanta, quando fu rasa al suolo l'ala ovest prospiciente la piazzetta antistante la chiesa, per far posto all'attuale incongruo caseggiato della nuova canonica.

Dell'antico convento si conserva tuttora l'ala nord, con porticato (peraltro in cattive condizioni), le celle monacali al piano superiore, le cantine in parte interrate. Tale porzione laica del complesso dell'ex convento di San Martino di Marcenasco, di proprietà comunale, è affittato a privati che vi ospitano un museo del vino. Da sottolineare il fatto che si tratta di un complesso conventuale, e non abbaziale, come erroneamente citato in molte pubblicazioni. Tale definizione sbagliata nasce presumibilmente a partire dagli anni Sessanta quando una ditta vinicola (attualmente affittuaria) usò la dicitura “Abbazia dell'Annunziata” a marchio dei suoi vini. La chiesa, fortunatamente, fu oggetto di una serie di ottimi restauri a partire dalla fine degli anni Ottanta: dapprima gli interni, con rimozione e rifacimento in cotto del pavimento e scoperta della stele romana di Caio Elvio Felice a suggello della cripta sotterranea e scoperta dei basamenti delle colonne in pietra, anch'essi di origine romana; la scoperta e il restauro degli affreschi ad opera dei Servi di Maria sulle pareti absidali e sulla cupola; il restauro della pala d'altare della Madonna dei sette dolori; la scoperta delle decorazioni sulle pareti laterali e la tinteggiatura delle parti libere. Degli ultimi anni invece sono i restauri delle pareti esterne laterali. Nell'autunno del 2014 è stato restaurato il campanile romanico, con una serie di interventi di pulitura e di consolidamento murario di certosina pazienza. Di particolare interesse le colonnine in pietra delle trifore della cella campanaria, binate e singole, alcuni mattoni sicuramente di origine romana, e nel complesso l'armonico incastro di cotto e pietra. Durante i restauri è emerso un particolare importante: in un'epoca imprecisata, i bordi laterali del campanile e i fondali delle arcatelle cieche decorative vennero tinteggiate in giallo ocra.