A Villa Ottolenghi il restauro del graffito di Rosario Murabito
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Hanno preso avvio in questi giorni a Villa Ottolenghi di Acqui Terme, i lavori di restauro del grande graffito di Rosario Murabito che si trova sulla facciata del salone delle feste. Un restauro fortemente voluto dal proprietario della villa, l’imprenditore Vittorio Invernizzi, che ha deciso di ridare nuovamente lustro ad un’opera molto particolare del maestro catanese che lavorò nel grande laboratorio artistico di Villa Ottolenghi sotto la guida dei mecenati Arturo Ottolenghi ed Herta Von Wedekind. L’intervento condotto dallo Studio Restauri Formica di Milano è anche l’occasione per una rilettura iconografica dell’opera. Ma chi era Rosario Murabito? Rosario Murabito nasce Trecastagni in provincia di Catania nel 1907. S’iscrive nel 1925 all’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 1932 ottiene una borsa di studio della Scuola regia dell’Arte della Medaglia di Roma. Nel 1940 si trasferisce a New York, in Greenwich Village, dove conosce Pollock, Dekooning, Kline, Archipenko, Edgar Varese, Dylan Thomas. Nel 1946 parte per l’Italia con la prima nave disponibile dopo la guerra. Riprende contatto con i vecchi amici di Roma: Tot, Guttuso, Capogrossi, Tamburi, Flaiano. A Firenze cerca il suo vecchio fonditore per fare i bronzi per New York. Torna in America liberato dall’angoscia della guerra; inizia un periodo di grande attività artistica, partecipa a mostre collettive e personali. Crea il primo vero Caffè all’italiana, il Caffè Reggio, seguito dai due famosi “Peacock” – ritrovi d’artisti, musicisti, attori, giornalisti, da Toscanini a Mitropolis, da Anna Magnani a Marlon Brando. Nel 1948 Sposa l’attrice-cantante Grace Albert (Grayce Bradt). Diventa cittadino americano. Nel 1950 Si reca di nuovo a Firenze per realizzare un altro bronzo per la “Metropolitan Opera”. Scopre il paesino di Casoli sulle Alpi Apuane, sopra Camaiore. Torna a lavorare a New York. Sogna di Casoli. Ritorna in Italia e compra una casa a Casoli. Divide la vita tra New York e la Versilia facendo i suoi bronzi a Pietrasanta. Fa una grande mostra alla Galleria Schettini a New York che poi il gallerista Schettini porterà nella sua galleria in Via Brera a Milano. Il suo trasferimento definitivo in Italia viene determinato quando il Conte Ottolenghi gli chiede di eseguire una serie di grandi graffiti a muro nella sua villa ad Acqui Terme. Esegue inoltre un “murale” per il Credito Svizzero a Berna e una serie di graffiti e lavori in ferro battuto in ville e chiese della Versilia. Nel 1962 da inizio ad una nuova espressione personale con i “collages” ed “I sassi inutili” in pelle. La morte lo coglie improvvisamente nel 1972 nella sua dimora di Casoli.